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Biblioteche, lettura e ricerca nell'era digitale


Who is interacting with researchers on Twitter? A survey in the field of Information Science
Belén Álvarez-Bornstein, Michela Montesi

 

The social web appears a promising environment to study the societal impact of research, and, although platforms such as Twitter appear to be popular to share scientific content, little is known about the outreach of scientific communication on social media. By surveying a sample of Twitter users who are also followers of communication and Library and Information Science (LIS) researchers, this article aims to understand who is interacting with researchers on Twitter and if the activity of following allows to get closer to science and research. A survey was sent to all followers of 9 active researchers, and 53 responses were collected and analyzed. According to the results, followers are mostly professionals (49%) although the higher education sector (36%) accounts for an important part of the audience. Twitter allows respondents to keep updated, feel as a part of the scientific community and gain more visibility, whereas interactions appear as an important though secondary facet of these users’ activity on Twitter. Finally, participants consider that they do not have influence on the scientific process, maybe because the flow of information on Twitter occurs mostly as retweeting in an unidirectional fashion. More research is needed in order to understand better interactions and engagement on social media before they can be quantified and measured as indicators of societal impact of research.

 

Articolo pubblicato in JLIS, 10(2019) n. 2


La neutralità difficile
Karen Coyle

 

Il contributo propone una riflessione sul concetto di neutralità sia in riferimento a Internet e ai motori di ricerca, sia alle biblioteche. Nella prima parte, attraverso la presentazione di esempi e il rimando ad alcuni studi sul tema, l’autrice sfata il mito dell’algoritmo neutrale, dimostrando che gli algoritmi su cui si basano i motori di ricerca spesso incamerano i pregiudizi dei loro creatori e riflettono sempre un processo decisionale umano. Il punto centrale è che i motori di ricerca commerciali hanno interesse a massimizzare i profitti.
L’attenzione si sposta, poi, sulle biblioteche. Man mano che nei software bibliotecari aumenta l’utilizzo di funzionalità come i suggerimenti nel completare i termini di ricerca o le raccomandazioni, si possono presentare le stesse situazioni dovute agli algoritmi che si riscontrano utilizzando i motori di ricerca. Ma l’autrice sottolinea che il tema della neutralità è centrale anche in uno dei compiti più tradizionali dei bibliotecari, ossia la selezione documentaria.
In conclusione, il contributo invita ad approfondire il significato di neutralità all’interno della biblioteca, a partire dall’analisi delle posizioni emerse durante il dibattito programmato al meeting dell’American Library Association nel febbraio del 2018.

 

Articolo pubblicato in AIB studi, 58(2018) n. 2


Formiche virtuali o virtuose? Verso un'etica dell'accesso
Paola Castellucci

 

La tecnologia definita Ant colony optimization (ACO), un sottoinsieme del più ampio settore dell’intelligenza artificiale, e in particolare della teoria degli sciami, fa tesoro del comportamento di grandi masse di utenti quando accedono a risorse di rete per ricerche sia di natura scientifica che ordinaria, quotidiana. Tramite complessi algoritmi, viene mantenuta traccia dei ‘ferormoni digitali’ rilasciati dagli utenti nel loro percorso, per poter indirizzare in modo più efficace/efficiente gli utenti successivi a ‘caccia’ dei medesimi obiettivi. 
Se il risultato è certo soddisfacente in termini di rilevanza e pertinenza, tuttavia alcuni interrogativi nascono circa gli effetti ulteriori. I sistemi algoritmici di indirizzamento alla ricerca e alla lettura sono infatti ‘efficienti’, altamente ‘performativi’, ma non necessariamente ‘giusti’. Questo aspetto pone pertanto seri problemi in vista di un eventuale utilizzo per accessi a OPAC o a digital libraries.
I sistemi ACO si basano sulla figura metaforica del formicaio. Le formiche hanno comportamenti uniformi, prevedibili, razionali, e sono dunque replicabili con algoritmi che ‘funzionano’ bene. D’altra parte, non possiamo dimenticare che già nel 1950 Norbert Wiener aveva utilizzato in senso distopico proprio l’immagine del formicaio. Occorre pertanto analizzare e valutare anche l’aspetto politico dell'indirizzamento alla ricerca e alla lettura, laddove non viene evidenziato come parametro principale la libertà, l’autonomia, e perfino l’eccentricità della singola ‘formica’.

 

Articolo pubblicato in AIB studi, 57(2017) n. 1

 


Leggere all’università: studiare e fare ricerca su carta e in digitale
Nicola Cavalli

 

Il contributo si dedica ad una rassegna delle principali ricerche recenti sull'efficacia, sulle modalità e sulle percezioni relative alle pratiche di lettura digitale. Cercando di ritrovare alcuni fili conduttori ne discute gli aspetti neuroscientifici e le peculiarità della lettura digitale orientata allo studio ed all'apprendimento, è infatti assodato che la lettura lineare, tipica del cartaceo, e la lettura ipertestuale, tipica del digitale, sono attività molto diverse fra di loro, la necessità di scelta imposta dalla presenza dei link (clicco o non clicco?) ci porta ad una maggiore attività neuronale ed a un’attività di tipo cognitivo-perfomativo, piuttosto che cognitivo-speculativo. Si conclude quindi proponendo un'interpretazione che possa superare sia le visioni tecnoscettiche che i facili tecnoentusiasmi, senza però disconoscere l'influsso che la tecnologia può avere sulle pratiche culturali ed in generale sull'organizzazione sociale.

 

Articolo pubblicato in Biblioteche oggi Trends, 1(2015) n. 2


Dalla parte dei ricercatori. Biblioteche digitali e marcatura testuale: una nota a partire da due case study
Elisa Della Calce, Paolo Tripodi, Rossana Damiano

 

In questo contributo vengono proposte alcune riflessioni sull’utilità delle biblioteche digitali e della marcatura testuale per gli studi classici e la storia della filosofia. Si descrive il progetto torinese I Maestri dell’Università degli studi di Torino: l’opera e il pensiero, nel quale sono state digitalizzate e marcate secondo lo standard TEI alcune opere di filosofi e classicisti che hanno insegnato all’Università di Torino tra la metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Il discorso intorno al progetto torinese è stato pretesto e punto di partenza per immaginare una situazione ipotetica di lavoro nella quale sia digitalizzato e marcato un corpus di opere molto più ampio, prendendo in considerazione tutti i testi pubblicati da docenti di filosofia e di studi classici in alcuni importanti atenei europei (ad esempio in Francia, Italia, Germania e Gran Bretagna) in un determinato periodo storico (ad esempio tra il 1840 e il 1940). Se un progetto di questo tipo venisse realizzato, gli studiosi di storia della filosofia e di discipline classiche potrebbero integrare i metodi di lavoro tradizionali con gli strumenti digitali e computazionali. I due principali modelli teorici a cui si è fatto riferimento sono il distant reading, introdotto da Franco Moretti in storia della letteratura, e l’analisi sociologica dei “campi” culturali e accademici proposta da Pierre Bourdieu. Applicando questo tipo di metodi si potrebbero ricavare risultati originali in merito alla circolazione internazionale delle idee, alla presenza di pattern testuali significativi nei corpora considerati e all’interazione tra i contesti politico-istituzionali e la produzione scientifica di ambito accademico.

 

Articolo pubblicato in Biblioteche oggi Trends, 2(2016) n. 2


Biblioteche e comunicazione scientifica nell’era del web: un dibattito aperto
Valeria Lo Castro

 

In questo lavoro si indaga il contributo che la teoria biblioteconomica può portare nell’elaborazione di un nuovo ruolo e un nuovo riposizionamento delle biblioteche digitali nel web, ambiente che ha completamente stravolto il modo in cui la conoscenza viene costruita, gestita e distribuita. Gli attori di questi processi sono gli intellettuali, i mediatori di informazioni e i cittadini comuni che si trovano a confrontarsi con processi della comunicazione scientifica molto diversi rispetto ai meccanismi consueti. Inoltre si fa strada un movimento sempre più forte che, partito dai primi pionieri della Rete, ha poi investito in maniera progressiva la comunità scientifica e i cittadini chiedendo l’accesso aperto alla letteratura scientifica, ai dataset della ricerca e a tutto quello che viene prodotto e finanziato con i soldi pubblici. Le istituzioni culturali come le università e le biblioteche partecipano di questi processi e possono dare il loro contributo nella costruzione della visione della conoscenza e della scienza come beni comuni.

 

Articolo pubblicato in Biblioteche oggi Trends, 2(2016) n. 2


Chi siamo? La descrizione fisica e logica del documento
Federica Viazzi, Chiara Consonni, Valeria De Francesca, Danilo Deana, Lisa Longhi, Marcella Medici, Katia Toia

 

Le possibilità di ricerca e recupero dell’informazione offerte dalla rete Internet hanno portato a una progressiva perdita di importanza dei cataloghi delle biblioteche come punti di accesso privilegiato all’informazione. Al contempo le biblioteche digitali, spesso modellate sulla base di quelle fisiche, non riescono a sfruttare le enormi potenzialità offerte dalle stesse tecnologie con le quali sono elaborate, senza oltretutto riuscire a offrire un servizio pari a quello della loro controparte “analogica”. Gli oggetti digitali, inoltre, necessitano di un trattamento e di una manutenzione di gran lunga maggiori rispetto ai documenti cartacei, pena la loro perdita irreversibile. Partendo dall’esperienza della Biblioteca digitale BEIC, il contributo mostra la fondamentale importanza dell’adozione di standard di metadatazione riconosciuti a livello internazionale nella progettazione di una biblioteca digitale, al fine di realizzare uno strumento – nonché un ambiente – di lavoro in grado di soddisfare le esigenze dei diversi tipi di utenti. La cooperazione con altri soggetti dediti all’accesso e alla diffusione della conoscenza – in questo caso la Fondazione Wikimedia Italia e il Museo Galileo di Firenze – permette inoltre di accrescere considerevolmente la visibilità della biblioteca digitale, producendo al contempo un potenziamento delle altre risorse, le quali a loro volta traggono beneficio dall’alto grado di strutturazione e controllo offerto dagli strumenti bibliografici e catalografici.

 

Articolo pubblicato in Biblioteche oggi Trends, 2(2016) n. 2


Riconoscere le false notizie
IFLA

 

Critical thinking is a key skill in media and information literacy, and the mission of libraries is to educate and advocate its importance.
Discussions about fake news has led to a new focus on media literacy more broadly, and the role of libraries and other education institutions in providing this.
When Oxford Dictionaries announce post-truth is Word of the Year 2016, we as librarians realise action is needed to educate and advocate for critical thinking – a crucial skill when navigating the information society.
IFLA has made this infographic with eight simple steps (based on FactCheck.org’s 2016 article How to Spot Fake News)  to discover the verifiability of a given news-piece in front of you. Download, print, translate, and share – at home, at your library, in your local community, and on social media networks. The more we crowdsource our wisdom, the wiser the world becomes.


Il falso in Internet: autorevolezza del Web, information literacy e futuro della professione
Carlo Bianchini

 

Il ricorso sempre più diffuso alla rete come strumento di ricerca da parte di studenti e ricercatori pone problemi di valutazione della qualità e dell’autorevolezza delle informazioni disponibili sul Web. L’articolo presenta un approccio sistematico ai meccanismi di produzione, trasmissione e ricezione di informazioni false nel Web, analizza il problema in relazione al futuro del servizio bibliotecario e dimostra che è indispensabile comprendere bene questi meccanismi ed esserne consapevoli – sia come lettori che come bibliotecari – per utilizzare le informazioni in modo critico, corretto e creativo.

 

Articolo in due parti pubblicato in AIB studi, 54(2014) n. 1 e AIB studi, 54(2014) n. 2/3


“Qual è il tuo stile di ricerca?” Un’indagine sul comportamento informativo dei laureandi
Annamaria Alfonsi, Laura Montinaro

 

Conoscere il comportamento informativo degli studenti può consentire alle biblioteche universitarie di progettare corsi di information literacy e servizi bibliotecari in modo più mirato ed efficace. Il progetto qui presentato, realizzato dal Sistema bibliotecario di ateneo dell’Università di Modena e Reggio Emilia, si propone di conoscere quali risorse bibliografiche e strumenti di ricerca i laureandi dei corsi di laurea di secondo livello e a ciclo unico utilizzano per studiare, come si organizzano per elaborare e valutare il materiale che recuperano e quali difficoltà incontrano, in particolare nell’elaborazione di tesi e tesine. L’indagine “Qual è il tuo stile di ricerca?”, partita nel 2014 con un questionario online a cui ha fatto seguito una seconda fase di interviste, tuttora in corso, è illustrata con attenzione sia alla parte progettuale sia ai principali risultati finora emersi. Pur con le opportune distinzioni per area disciplinare, gli studenti dichiarano di ricorrere ad appunti, dispense, materiale recuperato online attraverso la ricerca sui motori di ricerca in misura maggiore rispetto a quanto fanno con banche dati e con il catalogo delle biblioteche. Appaiano consapevoli delle difficoltà di valutazione di quanto è recuperabile in Internet, ricorrono poco ai servizi di reference specialistico in biblioteca e la difficoltà maggiore della redazione della tesi è non incorrere nel plagio. Alla luce di questi primi risultati sono apparsi evidenti alcuni margini di miglioramento nella visibilità e fruibilità dei servizi bibliotecari esistenti, con particolare attenzione ai contenuti dei corsi di information literacy.

 

Articolo pubblicato in Biblioteche oggi Trends, 2(2016) n. 2


Percorsi di ricerca bibliografica per laureandi
Alessandra Citti

 

Questo articolo descrive le attività di information litercay (IL) offerte ai laureandi dalla Biblioteca Centrale del Campus di Rimini dell'Università di Bologna, incluso come portare avanti il processo di ricerca. Vengono analizzati standard e modelli e sono forniti degli esempi. Viene adottato il modello Kuhlthau in quanto considerato come il più adatto. I seminari mostrano agli studenti come approcciare la ricerca e i segmenti di un argomento generale per mettere a fuoco i temi specifici. Infine, gli studenti impareranno a usare il paratesto dei documenti. L'obiettivo dei seminari di IL è quello di insegnare metodi e teniche per creare testi originali, a partire dalla letteratura esistente. Agli studenti viene insegnato anche come analizzare criticamente la letteratura che hanno trovato.

 

Articolo pubblicato in Biblioteche oggi, 32(2014) n. 7


Apocalittici e integrati del web: internet ci rende stupidi o intelligenti?
Riccardo Ridi

 

Entrambi i libri qui commentati – Internet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervello di Nicholas Carr, e La stanza intelligente. La conoscenza come proprietà della rete di David Weinberger – scritti da due autori americani, affrontano il tema di come internet stia modificando il nostro modo di conoscere e di comunicare, giungendo però a conclusioni specularmente opposte. Per Carr l'eccessivo uso di internet riduce le capacità di concentrazione e di comprensione, rendendo sempre più difficile la lettura e la scrittura dei testi lunghi e complessi che costituiscono le basi della cultura umana, mentre per Weinberger internet – soprattutto attraverso la moltiplicazione e l'immediatezza dei canali comunicativi – apre nuove ed esaltanti prospettive alla conoscenza umana, che non è più sufficientemente supportata dai documenti cartacei e dagli “esperti” tradizionali. Per l'autore entrambe queste tesi sono sostanzialmente errate, sia perché eccessivamente radicali sia perché – paradossalmente – condividono alcune fallacie, fra cui il determinismo tecnologico e l'attribuzione esclusiva ad alcuni mezzi di comunicazione di caratteristiche possedute invece da molti altri tipi di media.

 

Articolo pubblicato in AIB studi, 53(2013) n. 1


Il ruolo sociale della biblioteca digitale
Karen Calhoun

 

L’articolo indaga il valore sociale delle biblioteche digitali. Inizia esplorando le concezioni passate e presenti del valore delle biblioteche per le loro comunità. Prendendo come punto di partenza la cornice concettuale ben nota che delinea il ruolo sociale delle biblioteche, l’articolo propone un possibile nuovo quadro concettuale per descrivere quello delle biblioteche digitali. Il resto dell’articolo descrive questo potenziale ruolo sociale delle biblioteche digitali, esplorandone i singoli aspetti. Ricorrendo ad esempi specifici, il testo prende in considerazione benefici e sfide e fa riferimento a letture chiave di studiosi e professionisti della biblioteca digitale.

 

Articolo pubblicato in Biblioteche oggi Trends, 2(2016) n. 2


La biblioteca digitale come ipertesto
Riccardo Ridi

 

La biblioteca (digitale) come ipertesto:

  • le biblioteche (digitali) sono granulari, perchè contengono varie tipologie di documenti autonomi;
  • le biblioteche (digitali) sono multilineari, perchè è possibile muoversi fra tali documenti secondo una pluralità di percorsi, alcuni dei quali consigliati dai bibliotecari ed altri creati dagli utenti;
  • le biblioteche (digitali) sono multimediali, perchè i loro documenti appartengono a più media, e sono ipermediali, perchè una parte degli strumenti di navigazione, orientamento e reperimento utilizzati in biblioteca si basano sulla spazialità e su interfacce iconiche;
  • le biblioteche (digitali) sono integrabili, perchè in continua espansione;
  • le biblioteche (digitali) sono interattive, perchè i loro strumenti di navigazione, orientamento e reperimento e gli stessi documenti recuperati sono personalizzabili.

Caratteristiche dei documenti digitali

  • SCHAMBER [1996] ritiene che i documenti digitali siano facilmente manipolabili, prontamente trasformabili, intrinsecamente ricercabili, istantaneamente trasportabili, infinitamente replicabili e internamente ed esternamente "linkabili"
  • Flessibilità, instabilità, interattività e facilità e rapidità di distribuzione [BOLTER 2002 p. 6 e 12]
  • Immaterialità, massività ("elevata capacità di memorizzare dati"), granularità, velocità di duplicazione, dipendenza da una piattaforma hardware e software (con conseguente instabilità) e maggiore efficienza nella gestione e nel recupero delle informazioni; inoltre spesso, ma non necessariamente, anche multimedialità, interattività, ipertestualità e mancanza di autorità [GAMBARI - GUERRINI 2002 p. 47-54]
  • Multimedialità (spesso associata all'interattività) e ipertestualità [BASSI 2002 p. 45-46]
  • Flessibilità, simulabilità (si possono simulare le modifiche su una copia senza compromettere l'originale), riproducibilità, trasmissibilità e difficoltà di conservazione [SALARELLI-TAMMARO 2006 p. 27-39]

inoltre, per quelli disponibili on-line:

  • Accessibilità simultanea da parte di più utenti, continua modificabilità, scarsa permanenza delle localizzazioni ed evanescenza [GAMBARI - GUERRINI 2002 p. 54-56]
  • Intangibilità, estrema facilità e velocità di modificazione e aggiornamento, volatilità, pluralità dei formati e difficoltà di individuazione delle fonti da utilizzare per la catalogazione [BASSI 2002 p. 47-53]
  • Fluidità interna (scomposizione in parti e susseguirsi di versioni) ed esterna (continua mutazione quantitativa, qualitativa e di collocazione), detestualizzazione (crisi della distinzione fra documentazione e comunicazione), delocalizzazione (accento sull'accesso piuttosto che sul possesso), disintermediazione (rischi e vantaggi dell'autopubblicazione, permessa dalla scomparsa dei filtri editoriali e dalla riduzione dei costi), omogeneizzazione (che rende più difficile la valutazione) e un forte rischio di fossilizzazione [METITIERI-RIDI 2005 p. 72-73].

sintetizzabili con la metafora della "liquidità"

"Se l'informazione veicolata da documenti analogici può essere vista come "solida", in quanto stabile, immodificabile e strettamente solidale al supporto fisico che la ospita, essa diventa "liquida", ovvero mobile, modificabile e facilmente trasportabile da un supporto fisico ad un altro quando si digitalizza. [...] La liquidità spiega allo stesso tempo sia le caratteristiche positive (malleabilità, interattività, personalizzabilità, ricercabilità, copiabilità, trasmissibilità) che quelle negative (instabilità, volatilità, difficoltà di conservazione, di catalogazione e di valutazione della qualità e dell'autenticità) dei documenti digitali, così come quelle difficilmente valutabili univocamente come la convergenza al digitale" [RIDI 2007 p. 26] 

 

Relazione del 2010 disponibile presso la pagina accademica dell'autore presso l'Università Ca' Foscari di Venezia 


Manifesto per la biblioteca ipertestuale
Riccardo Ridi

 

Appendice: le cinque leggi della biblioteca ipertestuale

1. I nodi sono fatti per essere letti, percorsi e scritti
Ciascun documento che funge da nodo in un ipertesto, in quanto documento, nasce col fine di essere fruito da almeno una persona che ne decodifichi il contenuto informativo. Inoltre, in quanto nodo di un ipertesto, esso è anche il luogo in cui il lettore può scegliere come proseguire il suo percorso verso altri nodi. Nelle reti pienamente ipertestuali la libertà del fruitore non si limita alla scelta del percorso e alla possibilità di effettuare o meno la lettura, ma permette al lettore di farsi scrittore in senso completo, modificando non solo i percorsi ma anche i nodi.
2. Ad ogni utente il suo percorso
Grazie alla libertà di scelta dei percorsi, alla piena accessibilità dei singoli nodi, alla pluralità dei link, all'appropriatezza ed efficienza dei sistemi di orientamento, navigazione e reperimento, all'accortezza dell'utente e agli eventuali servizi di reference offerti dalla biblioteca, ciascun utente potrà muoversi fra i nodi scegliendo il suo percorso individualizzato preferito.
3. Ad ogni percorso il suo utente
Nella creazione dei link e nella gestione dei sistemi di orientamento, navigazione e reperimento, il bibliotecario (o comunque l'autore di reti ipertestuali) non dovrà attivare tutti i link e i percorsi logicamente possibili, ma solo quelli per i quali è ipotizzabile che esisterà almeno un utente che lo includerà sensatamente in un proprio percorso individuale.
4. Crea i link più diretti
Nella creazione dei link e nella gestione dei sistemi di orientamento, navigazione e reperimento, il bibliotecario (o comunque l'autore di reti ipertestuali) farà le scelte più razionali, economiche ed utili per gli utenti, evitando circoli viziosi, percorsi inutilmente lunghi o complessi, vicoli ciechi e labirinti. L'obbiettivo dovrà sempre essere quello di massimizzare da un lato la libertà e minimizzare dall'altro il rischio di perdersi da parte dell'utente.
5. Una biblioteca è un ipertesto che cresce
Ogni biblioteca offre ai propri utenti una rete ipertestuale di accesso e circolazione fra i documenti posseduti o comunque accessibili e di servizi connessi che non può che tendere ad espandersi indefinitamente, anche cooperando con altre biblioteche ed agenzie, perchè tale è l'intrinseca natura da una parte delle biblioteche e dall'altra degli ipertesti.

 

Articolo pubblicato in Bibliotime, 10(2007) n. 3