Le risorse elettroniche
L’acquisto di pacchetti di e-book per biblioteche dell’università
Giovanna Frigimelica
I criteri per orientare la scelta nel variegato panorama editoriale e commerciale degli e-book riguardano molti aspetti, dai contenuti della piattaforma alle funzionalità, dai business models proposti alla gestione dei diritti digitali. È difficile stabilire quale sia il modello migliore tra quelli offerti, le necessità variano da biblioteca a biblioteca. L'articolo analizza gli elementi da valutare prima dell'acquisto e durante il monitoraggio, quali il costo per titolo, il costo per utilizzo, l'aggiornamento della collezione. In particolare vengono esaminati i criteri che hanno portato all'acquisto di alcuni pacchetti di e-book di grandi editori accademici e i dati di accesso di 12 mesi.
Articolo pubblicato in JLIS, 8(2017) n. 3
“Print vs Electronic”... scontro o incontro?
Elena Collina
This paper presents results from the Italian section of the Academic Reading Format International Study (ARFIS), the largest investigation of university students’ preferences and behaviors towards reading their academic texts on electronic screens and print. At the University of Bologna, more than 1000 students from Rimini Campus and Ravenna Campus, completed the online questionnaire in spring 2015 by agreeing or disagreeing with statements about their format preferences when engaging with their academic texts. Results show overwhelmingly that they prefer print over electronic formats for learning purposes, but different factors such as accessibility, cost, complexity and importance of the readings affect their actual behaviors. The findings are then considered within the larger picture of amalgamated results from nearly 10,000 students in 19 countries and again show that they still prefer print over digital for their academic readings. They believe their comprehension and retention of the subject are better if they read their assignments in print and most respondents do not feel the language of the text impacts their preference. This topic has special relevance to librarians and educators as we search for the correct balance of print and electronic resources in our collections and syllabi.
Articolo pubblicato in Biblioteche oggi, 35(2017) n. 5
Il consumo dell'informazione elettronica nelle biblioteche universitarie
Blanca Rodrìguez-Bravo
Dopo aver descritto l’evoluzione delle risorse elettroniche nelle biblioteche accademiche e la contrattualistica che regola la gestione degli e-journal, l’articolo esamina le trasformazioni del consumo di informazioni elettroniche in università sin dai primi anni del XXI secolo, attraverso i risultati ottenuti dall'analisi delle statistiche sui download. Particolare attenzione viene rivolta al comportamento degli utenti nell'utilizzo degli e-journal, attraverso i risultati di test e sondaggi. Viene inoltre valutato, sulla base di dati raccolti nel corso di indagini, il grado di soddisfazione degli utenti nella ricerca di informazioni elettroniche e il ritorno degli investimenti in questo campo sulla produttività dei ricercatori.
Articolo pubblicato in Biblioteche oggi, 33(2015) n. 5
Le risorse elettroniche nelle biblioteche accademiche
Tommaso Giordano
Questo articolo tratta dei recenti sviluppi delle biblioteche accademiche europee nelle risorse elettroniche: nello specifico, i numerosi programmi di cooperazione nel licensing elettronico e gli ebook e l’open access (con un’attenzione mirata per individuare modelli e tendenze organizzative). L’articolo prende in considerazione anche il crescente ruolo strategico dei consorzi bibliotecari e le loro iniziative di collaborazione con i diversi stakeholder nella comunicazione accademica (autori, editori, client, utenti).
Articolo pubblicato in Biblioteche oggi, 32(2014) n. 2
Le risorse elettroniche nei portali di biblioteche
Maria Cassella
Alla fine degli anni Novanta le biblioteche accademiche sono passate dalla gestione dei loro siti Web alla gestione di portali bibliotecari estremamente complessi. Nella prima parte dell'articolo l'autrice tratta l'evoluzione concettuale dei portali bibliotecari da portali concepiti come punto di accesso per risorse selezionate (TEL o INTUTE) a portali più interattivi, arricchiti da strumenti sofisticati quali metamotori di ricerca. Nella seconda parte l'attenzione del lettore viene attirata sui principali modi in cui le risorse elettroniche sono rese accessibili e organizzate nei portali delle biblioteche accademiche: A-Z e liste di soggetti, prodotte manualmente o automaticamente, OPAC e metamotori di ricerca di più recente sviluppo, che hanno introdotto nei portali delle biblioteche un design concettuale incentrato sull'utenza. Tuttavia vi è oggi una crescente consapevolezza che i metamotori siano solo una soluzione parziale. Difatti i portali delle biblioteche sembrano essere più orientati sulle collezioni e sull'organizzazione interna piuttosto che sui bisogni degli utenti. Le biblioteche accademiche dovrebbero concentrarsi molto di più sul flusso di apprendimento degli utenti, sul loro flusso di ricerca e di vita, per essere dove sono gli utenti. In questo modo possono migliorare l'efficacia dei loro portali e migliorare l'accesso alle loro risorse.
Articolo pubblicato in Biblioteche oggi, 25(2007) n. 10
Il workflow delle risorse elettroniche remote
Maria Cassella, Paola Gargiulo
L'articolo tratta i problemi legati al flusso di lavoro delle risorse elettroniche commerciali e le soluzioni adottate dalle biblioteche accademiche per affrontare il trattamento delle loro collezioni digitali. Sono evidenziate e discusse tutte le tappe principali coinvolte nei processi del flusso di lavoro: selezione per il periodo di prova, decisione di acquisto, negoziazione della licenza, attivazione dell'accesso, rinnovi, valutazione finale attraverso le statistiche d'uso. L'articolo fornisce anche un rapido sguardo alle soluzioni software ERM adottate dalle biblioteche accademiche per gestire le risorse elettroniche e le loro licenze e nella Federazione della Biblioteca Digitale ERMI. In conclusione gli autori,suggeriscono che la misurazione della qualità dei servizi e la cooperazione sono la chiave per il ruolo futuro delle bilbioteche accademiche.
Articolo pubblicato in Biblioteche oggi, 24(2006) n. 6
Gestione e conservazione delle pubblicazioni elettroniche
Tommaso Giordano
La conservazione a lungo termine delle pubblicazioni accademiche è un problema complesso, che coinvolge numerosi interessi divergenti che emergono tra gli editori e le biblioteche. Questo articolo ha uno scopo più limitato e cerca di sviluppare delle considerazioni su due punti: per prima cosa investigare come il problema dell'archiviazione e preservazione dei periodici elettroniciviene percepito dalle biblioteche universitarie e di ricerca; successivamente le pratiche implementate sia in ambiente digitale che pre-digitale. Viene proposto uno schema comparativo di varie componenti organizzative (es. il fusso di lavoro e il processo decisionale) considerate nel contesto sopra menzionato. Vengono prese in considerazione anche le implicazioni delle licenze nell'archiviazione digitale e nella gestione delle collezioni bibliotecarie. L'articolo conclude che gli importanti cambiamenti che stanno avvenendo nella comunicazione della conoscenza comportano la necessità di nuove politiche per la preservazione basate sulla condivisione delle responsabilità e su approcci collaborativi.
Articolo pubblicato in Biblioteche oggi, 20(2002) n. 7
La gestione delle risorse elettroniche e il rapporto con l'utenza nell'Università di Napoli Federico II
Maria Grazia Ronca, Stefania Castano
In questo contributo si intendono condividere le considerazioni sull’impatto che le risorse elettroniche remote (RER) hanno avuto sull’utenza dell’Università di Napoli Federico II negli ultimi quattordici anni, vale a dire dalla prima sottoscrizione di un contratto per l’accesso online a un pacchetto di periodici elettronici avvenuta nel 2002. Si tratta di semplici osservazioni che tuttavia hanno potuto giovarsi di un osservatorio privilegiato: le autrici hanno infatti collaborato fin dall’inizio col ristretto gruppo di docenti, bibliotecari e informatici che si sono occupati della selezione e della gestione tecnica e amministrativa delle RER. Non viene invece presa in esame l’influenza sul comportamento degli utenti delle risorse elettroniche locali (REL), vale a dire di banche dati o pacchetti di periodici elettronici su supporto fisico (CD o DVD) acquisite dalle biblioteche, in parte perché la loro diffusione nell’ateneo è stata scarsa per quantità e per periodo di utilizzo ma soprattutto perché – a differenza delle RER – il loro uso non ha portato sostanziali cambiamenti nel rapporto fra risorsa bibliografica, utente e biblioteca/bibliotecari. Le REL infatti dovevano essere consultate in biblioteca, su postazioni dedicate, spesso per appuntamento e la mediazione del bibliotecario era ineludibile, maggiore di quanto non fosse per le fonti cartacee tradizionali, in quanto l’utente quasi sempre non disponeva delle competenze tecniche necessarie per la loro fruizione.
Articolo pubblicato in Biblioteche oggi Trends, 2(2016) n. 1
Risorse elettroniche tra crisi e sviluppo
Tommaso Giordano
Nei giorni 3-6 ottobre si è svolta ad Amsterdam la 12th European ICOLC Conference. Queste annotazioni non intendono presentare una panoramica esaustiva delle sessioni del convegno, ma piuttosto riferire su alcuni temi in discussione, filtrati attraverso il mio personale (e parziale) punto di vista. Al convegno1 hanno partecipato circa 120 operatori, in maggioranza bibliotecari, dirigenti di consorzi e di biblioteche universitarie provenienti dall’Europa e da altri paesi, come Stati Uniti, Canada, Brasile, Giappone. Come è consuetudine dei meeting ICOLC, ad alcune sessioni sono stati invitati editori e aggregatori, che anche questa volta hanno offerto materia per un ampio e vivace dibattito. ICOLC (International Coalition of Library Consortia)2 è una organizzazione informale a cui aderiscono circa 200 consorzi di biblioteche di tutto mondo per discutere temi di comune interesse collegati allo sviluppo delle risorse elettroniche. ICOLC organizza annualmente due convegni che si tengono in Nord America e in Europa. Una delle caratteristiche di questi convegni è di andare subito al punto delle questioni con introduzioni brevi e concrete, generalmente affidate a operatori sul campo. Tutto ciò consente, grazie anche all’atmosfera informale tipica di ICOLC, di lasciare spazio agli interventi e di svolgere una discussione agile, immediata e allo stesso tempo ordinata. Il prossimo convegno europeo si terrà a Istanbul a settembre del 2011.
1. La prima sessione del convegno – dal titolo decisamente agguerrito: “News from the battlefield” – ha tratto spunto da una indagine sui contratti di licenza dei consorzi aderenti a ICOLC condotta da Tom Saville (Ohio Link, USA) e da una rapida rassegna della situazione nei vari paesi. La discussione si è principalmente concentrata sulla politica di acquisti in tempo di crisi, argomento che è riemerso più volte, o è rimasto comunque presente sullo sfondo. In effetti, a livello europeo, il quadro risulta più disomogeneo di quanto comunemente si crede, anche perché la situazione economica e le politiche di austerità finanziaria appaiono parecchio diversificate, per quanto riguarda i settori della cultura, dell’educazione e della ricerca. Nei paesi nordici non si sono verificati tagli alla cultura e alla ricerca (almeno tra quelli intervenuti al convegno). Nella gran parte dei paesi del Centro Europa, che pure hanno dovuto adeguarsi alle restrizioni imposte dalla crisi economica, i settori educazione, ricerca e cultura sono stati in vari modi protetti dalla scure che si è abbattuta sui bilanci. La Germania – coerentemente con la priorità dato a questo settore di elevato interesse strategico – prevede addirittura aumenti cospicui per il bilancio 2011. La Francia, che pure si trova in una situazione non facile, è riuscita a aumentare il bilancio destinato all’università e a reperire i fondi per gli investimenti in alcuni settori chiave. In questo ambito, infatti, risulta che il governo centrale ha stanziato una somma di circa 5 milioni di euro per un programma nazionale di acquisto dei backset di risorse elettroniche che sarà gestito dal consorzio Couperin. Notizie preoccupanti giungono invece dal Regno Unito, dove sono stati annunciati pesanti tagli al bilancio delle università dal 2001 al 2015, sollevando preoccupazioni e proteste da parte della comunità accademica. Tagli consistenti si prevedono anche in Spagna (che in questi ultimi anni nonostante le difficoltà era riuscita almeno a contenere i danni). Tagli molto pesanti – in alcuni casi rovinosi come nel caso della Lettonia – si registrano pressoché in tutti i paesi dell’Est Europeo. Tagli devastanti si sono verificati in Grecia, come ci si poteva attendere dalle notizie sulla preoccupante situazione economica che sta vivendo questo paese. E se Atene piange… Roma non ride: la mannaia del ministro Tremonti che si è abbattuta sull’istruzione e la ricerca e sulle istituzioni culturali non ha paragoni nel quadro dei maggiori paesi industrializzati. La “cura” che le università italiane si preparano a subire sarà somministrata in una situazione già fortemente provata e sofferente. Appare poi incomprensibile ai colleghi stranieri come il governo del Bel Paese tenga in così poco conto i beni culturali che dovrebbero essere considerati un settore di interesse strategico primario. Scandalo e preoccupazione ha in particole destato fra gli studiosi la notizia circolata in Europa della paventata riduzione dell’orario al pubblico della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, per mancanza di fondi. Ma la crisi dell’economia mondiale non produce gli stessi effetti in tutti i paesi e quando avrà finito il suo decorso difficilmente si ritornerà allo status quo. Infatti, nuovi assetti geopolitici si stanno ridisegnando in tutto il globo e anche nella stessa Europa. Emblematico il caso della Turchia, paese in fortissima crescita – con PIL proiettato verso l’11 % – che prevede negli anni a venire importanti aumenti degli investimenti nell’area della formazione e della ricerca. Evidentemente anche lo schema Nord /Sud necessita di qualche aggiornamento!
2. Diversi consorzi stanno rivedendo la loro politica delle licenze: si rileva una maggiore attenzione per le clausole di archiviazione, postcancellazione e perpetual access. Alcuni consorzi (ad es. quello finlandese e quello olandese) chiedono che gli e-journal siano depositati in almeno uno o due trusted repositories (es. Portico, Clockss ecc.) e che questo impegno degli editori sia esplicitamente dichiarato nella licenza. Negli Stati Uniti prende maggiore consistenza la tendenza a integrare nelle licenze negoziate dalle biblioteche gli accordi riguardanti i diritti degli autori: “A number of institutions in recent years have sought to include author selfarchiving rights in the content licenses they negoziate”.3 A questo scopo ARL ha creato un gruppo di lavoro per mettere a punto un linguaggio standard relativamente ai diritti degli autori da includere negli accordi di licenza tra biblioteche e editori.
3. Preservazione e politica delle collezioni. Questo tema è ormai ben presente nell’agenda ICOLC e guadagna sempre più attenzione nelle sessioni del convegno. Si è discusso dei programmi consortili nazionali di acquisto di bakfiles (in prima fila Germania, UK, Olanda, Francia e paesi scandinavi) e delle iniziative per la conservazione cooperativa delle collezioni cartacee e digitali. In diversi paesi europei le biblioteche nazionali e/o i consorzi hanno promosso e sostenuto la realizzazione di depositi condivisi per la conservazione delle pubblicazioni a stampa. Particolare interesse ha suscitato l’iniziativa di CBUC (il consorzio catalano) che ha recentemente realizzato un magazzino (capace di contenere circa un milione di volumi) destinato alle otto università che aderiscono al progetto, grazie a un finanziamento frutto della cooperazione tra governo centrale, autorità locali e università. I benefici derivanti da questi programmi appaiono notevoli, sia in termini di costi di gestione e di sicurezza delle collezioni, sia per il recupero degli spazi che potranno essere riconvertiti a vantaggio degli utenti finali delle biblioteche. Lorraine Estelle di JISC ha messo in evidenza la convergenza tra la preservazione degli e-journal e la preservazione degli e-book soprattutto a livello dei grandi editori (mentre non si evince ancora una direzione per quanto riguarda i piccoli editori). Il riferimento è a Portico (ma non solo) che nei suoi programmi di conservazione comprende oltre agli e-journal, gli e-book e le retro-digitased collections. Tra le iniziative promosse da JISC da segnalare il programma PECAN (Pilot for Ensuring Continuity of Access) che ha lo scopo di fornire soluzioni più robuste per la gestione degli accordi di postcancellation negoziati nell’ambito del programma consortile NESLI2. Una delle priorità individuate è la realizzazione di un “registry of continuing/perpetual access entitlements for e-journal licenses”. Nel campo dell’archiviazione e preservazione a lungo termine emergono con sempre maggiore evidenza le opportunità e anche la volontà di una cooperazione a carattere internazionale. Su questo terreno cominciano a maturare iniziative di collaborazione tra UK (JISC e BL), Olanda, Germania, Danimarca, alle quali presto vorranno partecipare anche altri paesi dotati di solide politiche e pratiche di cooperazione.
4. Come ci si prepara ad affrontare i tagli e i nuovi contratti con i fornitori? Emergono una varietà di comportamenti che si possono sostanzialmente ridurre a tre approcci. 1) Richiesta di dimezzare il price cap (cioè l’aumento del costo degli abbonamenti prestabilito nei contratti pluriennali). Oppure – suggeriscono alcuni – chiedere senza mezzi termini ai fornitori di ridurre le loro pretese: qualcosa come “prendere o lasciare”, con risultati a quanto sembra non molto apprezzabili, per ora. 2) Ridurre il numero delle risorse da acquistare anche sfruttando meglio formule alternative al big deal. Oppure, più drasticamente, annullare le sottoscrizioni considerate meno indispensabili: tra le risorse candidate a essere sacrificate risultano in primo luogo le basi di dati, mentre si cerca di proteggere per quanto è possibile i periodici. 3) Investire nella preparazione delle negoziazioni con i grandi editori aprendo nuovi fronti e usando argomenti più convincenti. È ciò che suggerisce JISC che – in vista del rinnovo dei contratti Elsevier e Wiley-Blackwell – ha commissionato uno studio per valutare il contributo complessivo delle istituzioni universitarie e di ricerca del Regno Unito nell’economia delle pubblicazioni commerciali accademiche. In particolare, si intende tradurre in termini economici l’apporto della comunità accademica al circuito della produzione editoriale e valutare i costi indiretti connessi, di cui si fanno carico le università; le quali, oltre a fornire la materia prima per le pubblicazioni, sostengono di fatto il lavoro editoriale tramite la collaborazione di docenti e ricercatori (es. gli editorial boards delle riviste, la peer review, ecc.). L’idea in sé non è nuova, ma non mi risulta che l’argomento sia stato finora approfondito nei dettagli quantitativi. Dalle anticipazioni dei risultati dello studio, affiorano cifre da capogiro, che – secondo i responsabili del JISC – dovrebbero scuotere l’attenzione degli accademici e renderli più consapevoli dei costi degli ejournals e del loro impatto sulle università. Lo scopo è far si che docenti e ricercatori – “generally unaware of the costs of journals agreement with publishers and their impact on library budgets” – non si trovino impreparati di fronte a possibili pressioni degli editori e siano più predisposti ad appoggiare le loro università in fase di negoziazione delle licenze. Lo studio del JISC, cui ho accennato, è quasi concluso e sarà diffuso a breve scadenza. Francamente non so quanto in pratica possa servire in ambito negoziale, ma è sicuramente un modo per sensibilizzare e responsabilizzare la parte accademica, in genere piuttosto tiepida nel sostenere le ragioni delle biblioteche nel confronti degli editori.
5. Tra gli editori intervenuti al convegno, Brill, Springer Elsevier, Wiley Blackwell hanno presentato novità e prospettive riguardo ai loro prodotti e politiche di marketing. Le loro strategie appaiono abbastanza differenziate, sia riguardo ai prodotti che ai modelli di marketing, ma convergenti nel mantenere saldamente le loro posizioni anche di fronte alle oggettive difficoltà in cui si trovano oggi molte università. Springer ha dato un’impressione molto dinamica (soprattutto con i suoi programmi di ebook, nei quali investe da anni) e sembra voler adottare un approccio, più “spregiudicato” riguardo alla gestione dei modelli di licenza. Elvesier, mentre si accinge a lanciare “Article based Publishing” – il nuovo progetto che dovrebbe accorciare i tempi della pubblicazione degli articoli – è sembrato più prudente sul fronte dei modelli commerciali. Durante le discussioni è stato affrontato criticamente il ruolo dei consorzi (una breve “unconference” del convegno è stata dedicata al futuro di queste organizzazioni) ed è stata ventilata la prospettiva di superare l’intermediazione consortile da parte degli editori per muovere verso una contrattazione diretta con le biblioteche. In questa prospettiva si prefigurano modelli più “customizzabili” (pardon!) e anche più adattabili alle dimensioni e alla specificità delle istituzioni, soprattutto a quelle più piccole che negli ultimi anni hanno dovuto subire i modelli sovradimensionati 63-65conv e seminari. Convegni e seminari imposti dagli editori e accettati dai consorzi. È anche affiorata in più occasioni la preoccupazione, da parte bibliotecaria, di fronte alla espansione dei servizi forniti da editori e aggregatori, che ormai non si limitano a fornire i soli contenuti ma sono in grado di proporre un’ampia gamma di utilities che in buona sostanza incorporano anche le attività gestionali delle biblioteche (sistemi di automazione, record catalografici, gestione risorse ecc.): si tratta di una questione di non poco conto sulla quale occorrerà ritornare per una più puntuale discussione. Tornando ai modelli di licenza, Springer sembra orientato verso l’abbandono del cartaceo e l’introduzione di modelli e-only non più basati sul dato “storico” del print value. In questo nuovo scenario le biblioteche che lo desiderano potrebbero acquistare fascicoli cartacei on demand. Sul fronte degli ebook l’impressione è che gli editori e gli aggregatori siano ancora alla ricerca del modello economico vincente per quanto riguarda la fetta di mercato rappresentata dalle biblioteche: in parole povere, si cerca un approccio capace di salvare capra e cavolo, al di là delle dichiarazioni più o meno spinte che si possono fare in un convegno. Si può ragionevolmente prevedere che il mercato cartaceo rimarrà ancora abbastanza solido per i prossimi 5-10 anni, almeno nel settore università e ricerca, pur convivendo con il prodotto e-book destinato a grande espansione. I ritrovati della tecnologia mobile favoriranno l’affermazione dei servizi individuali e gli e-book sembrano ben posizionati in questa area di mercato. Un trend, questo, che non mancherà di offrire alle biblioteche ulteriore materia di riflessione. Elsevier, ben consapevole della sua posizione mondiale, sembra orientato per ora a mantenere tutte le opzioni, da quelle più avanzate a quelle più tradizionali. Il mercato è globale ed è perciò prudente offrire più modelli di accesso per poterlo meglio controllare, tenendo presente le esigenze le situazioni più diversificate. Come ormai avviene da anni per molti settori produttivi, anche il circuito della comunicazione scientifica si allarga decisamente verso Oriente. Gli editori non ne fanno mistero e vedono in questo cambiamento epocale nuove opportunità di espansione. I centri di produzione del sapere sono tuttora concentrati in Nord America e in Europa e forse lo saranno ancora per molto, ma la forza propulsiva dell’economia spinge in tutt’altra direzione. Insomma, si guarda a Levante… tenendo ben saldi i piedi a Ponente. Finché dura, ovviamente.
Articolo pubblicato in Biblioteche oggi, 28(2010) n. 9
E-books: una reale opportunità per le nostre biblioteche?
Barbara Fiorentini
Un po' di storia
Com'è noto, la storia del libro inizia nell'area mesopotamica tremila anni prima della nascita di Cristo: qui i libri erano costituiti da tavolette d'argilla con il testo inciso e poi cotte al forno. Sempre al III millennio a.C. si può far risalire l'uso del papiro in Egitto. In Cina si prediligeva l'utilizzoo di tessuto (in particolare la seta) in strisce arrotolate. Altrettanto antico, ma più limitato, è stato l'uso di cuoio e pelli animali. Le officine librarie, chiamate scriptoria, che nella Roma antica erano numerose ed efficientissime, nell'alto Medioevo divennero esclusiva dei monasteri. Nell'XI e nel XII secolo comparvero le prime cartiere europee e verso il secolo XIII, con la nascita delle università, si ebbero nuovamente officine librarie "laiche". La sempre maggiore richiesta di libri stimolò i tentativi di produrne in maggiore quantità, applicando dapprima i procedimenti della xilografia (1420-1425), e poi grazie all'invenzione della stampa a caratteri tipografici mobili da parte di Gutenberg (1445-1460). Successivamente Aldo Manuzio impose formati più maneggevoli e comodi. Da allora il libro non ha più cambiato le proprie caratteristiche fondamentali, pur avvantaggiandosi dei mutamenti della rivoluzione industriale e tecnologica.
Tutto ciò per quanto riguarda la versione cartacea. L'avvento di Internet e delle nuove tecnologie ha apportato una novità decisamente interessante, e cioè il libro elettronico (e-book).
Che cosa sono gli e-book
Il termine e-book è una contrazione dell'espressione electronic book: è il libro in formato elettronico, che si può leggere sul personal computer o su un apposito lettore. L'e-book può essere acquistato su supporto magnetico o scaricato da Internet. Il lettore di e-book Ha le stesse funzionalità di un classico libro su formato cartaceo (si possono scrivere note, mettere dei segnalibri, evidenziare i passaggi più significativi, etc.), ma offre anche funzionalità impensabili per i libri cartacei (cambiare la grandezza e lo stile del font, inserire dizionari specifici), oltre a fornire un guadagno in spazio (un CD e un lettore possono sostituire l'intera Divina Commedia).
Il termine e-book, come si è visto, significa 'libro elettronico' e designa:
- sia il libro in formato elettronico (o più in generale ogni tipo di pubblicazione realizzata su supporto digitale);
- sia lo stesso formato elettronico nel quale il testo digitale è convertito (propriamente e-book format);
- sia il dispositivo di lettura dell'e-text ('testo elettronico'), dispositivo propriamente chiamato e-book reading device, che si identifica di norma con un computer portatile fornito di un idoneo programma compatibile di lettura (propriamente chiamato e-book reader), fermo restando che ogni computer fornito del medesimo programma funziona come lettore di e-book.
Il concetto di e-book si può dunque estendere a quello di e-text, in quanto il libro elettronico ne rappresenta la forma, mentre la sostanza rimane sempre il testo (nella fattispecie quello elettronico, codificato in formato digitale, e che può essere costituito dai miliardi di pagine accessibili attraverso il web). Per quanto riguarda i formati, questi sono prodotti in particolare da due grandi aziende informatiche: Adobe, con il formato PDF, e Microsoft, con il formato LIT.
Prodotti di nicchia? Curiosità destinata a scomparire come una meteora? E' attualmente difficile determinare quale sarà il destino del libro elettronico. La fatica compiuta sinora per affermarsi sul mercato è determinata da:
- la novità dell'idea di un libro che non si sfoglia e non si tocca;
- la confusione in merito ai diversi formati;
- la confusione relativa ai supporti hardware necessari per poter 'leggere' un libro elettronico.
A fronte di questi problemi, sono innegabili i vantaggi dell'e-book:
- facilità e tempestività di aggiornamento;
- semplicità nella ricerca;
- ipertestualità;
- multimedialità;
- compattezza e portabilità;
- recupero di libri cartacei rari o non più stampati.
In sintesi, possiamo affermare che l'acronimo e-book si riferisce sostanzialmente a quattro concetti ben definiti e tra loro fortemente interrelati:
- e-book reader device (hardware): dispositivo fisico che supporta i diversi lettori software attualmente in commercio (esempi: Goreader, Cytale, Reb 1100, Reb 1200, Myfriend, etc.);
- e-book reader (software): software di lettura che al momento supporta uno specifico formato e-book (esempi: Adobe Acrobat eBook Reader, Microsoft Reader, TK3 NightKitchen, etc.);
- e-book (libro in formato elettronico): opera letteraria dell'autore (esempio: La Divina Commedia di Dante Alighieri);
- eBook format (formato e-book): formato elettronico con il quale viene salvato il testo con caratteristiche di lettura e visualizzazione, formattazione e navigazione aggiuntive rispetto ai più diffusi formati elettronici (txt, rtf, doc, etc.); (esempi: PDF - Adobe, LIT - Microsoft, RB - Gemstar, PeanutPress, etc.).
Tecnologia
Per la lettura di un e-book sono necessarie diversi componenti:
- un formato elettronico in cui convertire la pubblicazione, chiamato e-book format;
- un software di lettura, o e-book reader, compatibile con tale formato;
- la conversione in digitale del libro sui cui sono state applicate le regole del formato, ossia l'e-book vero e proprio;
- un dispositivo hardware di lettura su cui eseguire l'e-book reader;
- il documento elettronico di partenza o e-text;
E' errato confondere un qualsiasi documento in formato digitale con un e-book, dato che quest'ultimo non si limita a presentare la sostanza del documento cartaceo, ma cerca anche di replicarne la forma, in modo da rendere la lettura il più possibile simile a quella che si avrebbe sfogliando le pagine di un libro. Da ciò deriva che tutte le azioni che in un normale libro cartaceo sono immediate e scontate, come ad esempio, lo scorrere le pagine o l'inserimento di un segnalibro, devono essere opportunamente emulate dal software. Il libro elettronico, nell'imitare quello cartaceo, approfitta ovviamente dei vantaggi offerti dalla sua natura digitale, che risiedono principalmente nelle possibilità di essere un ipertesto e inglobare elementi multimediali.
I formati testuali rappresentano il tipo di formato più utilizzato per la realizzazione di e-book. Anche se vengono genericamente chiamati "formati di testo", alcuni di essi permettono la creazione di ipertesti e l'inserimento di oggetti multimediali come immagini, audio o video. I molti formati di testo disponibili, in relazione al mondo degli e-book, possono essere suddivisi in due categorie:
- formati non appositamente ideati per gli e-book (ASCII, CHM, HTML, Ms-Word [.doc], PostScript , RTF , TeX );
- formati appositi per gli e-book (DesktopAuthor, LIT, Mobipocket, OeB, Palm Digital Media, PDF).
Anche se qualunque computer è potenzialmente in grado di permettere la lettura di un e-book, si dovrebbe parlare di e-book reading device solo riferendosi a quei dispositivi dotati di caratteristiche tali da poter essere usati in maniera analoga a quella di un libro cartaceo, e cioè dovrebbero essere:
- essere dotato di una fonte autonoma di energia;
- avere dimensioni e peso simili a quelle di un libro cartaceo;
- permettere la lettura in condizioni ambientali (di illuminazione etc.) simili a quelle in cui può essere letto un normale libro cartaceo.
Tenendo conto di queste caratteristiche, possiamo suddividere i vari dispositivi hardware disponibili sul mercato in Tablet PC, palmari e lettori dedicati.
Tablet PC: è un computer portatile a cui sono aggiunte diverse funzionalità hardware; potendo fare uso di sistemi operativi molto diffusi, i Tablet PC possono leggere formati diversi di e-book. Sono spesso troppo ingombranti e pesanti, e inoltre impiegano molto tempo per caricare il sistema operativo.
Palmari: possono essere facilmente trasportati grazie alle loro ridotte dimensioni. Pur non potendo essere equiparati ai computer portatili, possono comunque contenere centinaia di libri e leggere anche gli e-book più complessi.
Lettori dedicati: fino ad ora non hanno incontrato molti favori da parte degli utenti, in quanto utilizzano di solito formati proprietari di e-book, e quindi leggibili solo su un determinato modello. Inoltre molto spesso non presentano altre funzioni oltre a quella per cui sono stati creati.
Acquisto
La presenza degli eBooks sul mercato editoriale internazionale si è notevolmente evoluta negli ultimi dieci anni, cioè da quando hanno fatto la loro comparsa. Possono essere acquisiti singolarmente oppure all'interno di banche dati organiche e strutturate. I principali editori hanno predisposto nel tempo appositi strumenti online in grado di agevolare le biblioteche nel compito di acquisizione delle risorse in rete (pensiamo, ad esempio, a TitleSelect, l'interfaccia online del catalogo di NetLibrary, con più di 100.000 e-book, riviste e altro materiale online; oppure a TitleDirect, che aiuta i bibliotecari a creare i profili di ebooks in base ad argomenti, editori e date di pubblicazione, come in una sorta di approval plan). Le agenzie stipulano accordi con più editori per offrire pacchetti organici e integrati alle biblioteche loro clienti.
Come ben suggerisce Heather Wicht nel suo recente articolo pubblicato su 'Library Journal' (Spring 2006, p.15-17), vi sono alcune semplici domande che le biblioteche possono porre ai fornitori di e-book e che possono essere di aiuto nella scelta del prodotto giusto da acquistare:
- come possono i miei utenti riutilizzare il contenuto dell'e-book?
- con quale frequenza avviene l'aggiornamento?
- l'interfaccia è di facile utilizzo?
- quali strumenti particolari di lettura/consultazione sono disponibili?
- sono disponibili i records per la catalogazione in formato MARC?
- sono disponibili strumenti per calcolare le statistiche d'accesso?
- l'e-book omette alcune parti della versione stampata? L'e-book riporta parti di testo non presenti nella versione stampata?
- l'abbonamento è annuale?
- quanti utenti possono accedere contemporaneamente e a quanto ammonta il costo per offrire l'accesso ad un numero superiore di utenti?
- viene garantito l'accesso a un archivio perpetuo delle risorse acquisite? è possibile disporre di tale archivio su supporto magnetico?
- come possono gli utenti salvare, stampare e copiare i contenuti dell'e-book?
In base alle risposte fornite dall'editore o dall'agenzia, le biblioteche possono definire se l'eventuale acquisizione di e-book può risultare interessante e soprattutto utile per la biblioteca stessa e i suoi utenti.
Conservazione
La biblioteca deve prevedere disposizioni particolari in merito al deposito dei testi. Al momento i casi più diffusi sono quelli relativi a libri stampati da grandi case editrici e disponibili anche in versione cartacea: l'e-book si presta però anche al cosiddetto self-publishing, cioè alla pubblicazione libera di testi da parte dei singoli autori, i quali possono anche modificare continuamente il testo pubblicato su supporto digitale, dando vita a e-book che non sono mai uguali a se stessi.
Come esiste un deposito per i testi stampati, si potrebbe ipotizzare un deposito analogo per i libri elettronici. Un caso interessante nel nostro paese è rappresentato dall'accordo stipulato tra l'Università di Firenze e la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze per il deposito delle pubblicazioni elettroniche e multimediali edite dalla Firenze University Press.
Rientra nell'ambito della conservazione degli e-book anche la questione relativa alla garanzia di mantenimento e di disponibilità degli strumenti di accesso al contenuto digitale, qualora questo non sia presente sul web. Infatti i dispositivi hardware e i programmi software sono soggetti a rapida obsolescenza, mentre la tecnologia evolve continuamente. La non disponibilità nel tempo di tali dispositivi d'accesso è un rischio reale che deve esser tenuto in debito conto dalla biblioteca.
Catalogazione
La domanda fondamentale è: che cosa catalogare? il libro elettronico con relativo dispositivo di lettura, oppure il solo testo elettronico considerato come oggetto digitale, oppure entrambi? La domanda resta aperta, perché non si è trovata ancora una soluzione. Senza dubbio il libro elettronico si compone di entrambe le parti, testo e supporto, e sarebbe necessario determinare uno standard che tenesse conto di entrambi. Potrebbe essere opportuno sviluppare sistemi software specifici, basati sull'uso delle specifiche Dublin Core e integrabili con gli altri che gestiscono il patrimonio della biblioteca.
Per quanto riguarda l'individuazione dei contenuti digitali è stato creato il DOI, Digital Object Identifier, ad opera dalla International DOI Foundation, che comprende anche grandi editori internazionali. Si tratta di uno standard che consente di identificare in maniera persistente, all'interno di una rete digitale, qualsiasi oggetto di proprietà intellettuale e associarvi i relativi dati di riferimento (ossia i metadati), secondo uno schema strutturato ed estensibile. Il DOI è stato definito "il codice a barre per la proprietà intellettuale": difatti, analogamente ai codici a barre dei prodotti fisici, l'utilizzo dei DOI costituisce un valore aggiunto e consente il risparmio di risorse lungo l'intera catena produttiva e commerciale.
Accessibilità dei testi e gestione dei diritti
La biblioteca deve chiarire quali sono i vincoli imposti per legge sull'utilizzo del supporto (qualora l'e-book non fosse disponibile online) e sull'utilizzo (copia e stampa) di parti del testo stampato. Inoltre le modalità di gestione dell'accesso e dei relativi diritti è subordinato al tipo di acquisizione decisa dalla biblioteca: alcuni banche dati possono consentire il libero accesso alle funzioni di ricerca e alla consultazione della biblioteca di testi, imponendo il pagamento per le operazioni di copiatura e stampa di una parte di testo.
In Italia è di riferimento la legge 248/2000, 'Nuove norme di tutela del diritto d'autore'. Per un elenco aggiornato e completo delle direttive europee in materia e la loro attuazione nel nostro paese e dei decreti in vigore, è consigliata la consultazione del sito Interlex alla sezione 'Norme e documenti' (<http://www.interlex.it/testi/indice1.htm>).
Articolo pubblicato in Bibliotime, 9(2006) n. 3
Gestire le raccolte elettroniche in biblioteca: problemi e prospettive
Rossana Morriello
Premessa
Per lungo tempo, nel nostro paese, la teoria e la pratica biblioteconomica relative alla formazione e gestione delle raccolte sono state decisamente poco presenti. Gli strumenti offerti al lavoro del bibliotecario per organizzare quello che costituisce uno degli aspetti centrali dell'attività di biblioteca si possono davvero contare sulle dita di una mano [1], e solo recentemente si registra la nascita di un certo interesse sul tema, in particolare nelle biblioteche pubbliche, molto a rilento nelle biblioteche universitarie.
L'assenza di una "cultura" della gestione consapevole ed efficace del materiale documentario che giunge in biblioteca si è mantenuta tale anche con l'avvento dei documenti elettronici.
La rapida moltiplicazione dell'offerta editoriale di materiale su cd-rom, negli anni scorsi, e la crescita esponenziale dei siti web più tardi, hanno trovato facile via di sfogo nelle raccolte delle biblioteche senza che spesso vi fosse da parte di queste ultime una valutazione effettiva rispetto alla loro utilità e coerenza all'interno delle collezioni.
In molte biblioteche, anzi, il fascino del nuovo supporto ha prevalso su una qualsiasi valutazione rispetto alla validità del contenuto informativo, in relazione al resto delle collezioni della biblioteca, in base ad un confronto con eventuali corrispettivi cartacei o alle effettive esigenze dell'utenza.
Da una parte, quindi, gli editori hanno invaso il mercato con i nuovi supporti elettronici, in molti casi - perlomeno inizialmente - senza avere qualcosa di realmente significativo da metterci dentro [2] e senza sfruttare adeguatamente le potenzialità del nuovo supporto, come è successo con i primi cd-rom a carattere monografico, ma anche repertoriale, che poco si discostavano dai loro corrispettivi cartacei e in cui la novità del "mezzo" serviva sostanzialmente ad attirare acquirenti verso contenuti dalla qualità relativa; dall'altra parte, le biblioteche hanno assorbito molto di questo materiale, acquisendo quantità più o meno considerevoli di cd-rom in assenza di alcun tipo di valutazione e di pianificazione della raccolta elettronica.
Con il Web il discorso è ancor più complesso, dal momento che sovente le risorse Internet entrano a far parte dell'offerta informativa di una biblioteca in maniera del tutto casuale, senza alcuna sistematicità e tanto meno programmazione. Non è infrequente il caso in cui non sia neppure il bibliotecario ad occuparsi delle risorse Internet, ma il personale informatico con l'ovvia conseguenza di distaccare completamente queste risorse dal resto delle collezioni.
Si tratta di un ritardo ingiustificabile e di un'assoluta sottovalutazione delle abitudini informative degli utenti di biblioteca, soprattutto dei più giovani, che, sempre più smaliziati e abili a muoversi nel mondo digitale, si rivolgono di preferenza ai motori di ricerca, proprio perché più evoluti nell'organizzazione e offerta delle risorse Internet di ogni genere [3].
I recenti lavori italiani di progettazione coordinata della politica degli acquisti, di estremo interesse per chi si occupi di gestione delle collezioni, non prendono ancora in dovuta considerazione le risorse elettroniche, che rimangono una tematica aperta, in particolare per le questioni relative ai criteri di selezione e agli standard minimi per l'acquisto, ma in generale per la loro gestione complessiva [4].
E' innegabile che i problemi connessi alla gestione delle risorse elettroniche nelle nostre biblioteche siano molteplici, ad iniziare dagli aspetti relativi alle pratiche amministrative basilari (quali l'inventariazione) che in ambiente digitale, e soprattutto per le risorse remote, risultano ancora complesse e di non facile risoluzione.
Tuttavia, proprio i documenti elettronici costituiscono un impulso alla rivalutazione dell'attività di selezione documentaria all'interno delle biblioteche e del ruolo del bibliotecario selettore, in quanto il mare magnum dell'offerta informativa elettronica rende indispensabile un'attività di valutazione e di selezione accurata.
Se è vero che il ruolo del bibliotecario sarà quello di identificare le risorse di qualità, indipendentemente dal formato nel quale sono disponibili e dalla loro localizzazione fisica e garantirne l'accesso all'utente [Salarelli-Tammaro, 2000], è indubbio che le competenze di base necessarie siano quelle che tipicamente deve possedere il bibliotecario addetto alla selezione documentaria, sulle quali però si vanno ad innestare nuove responsabilità ed abilità. Anche questo ruolo all'interno della biblioteca deve essere ridefinito e ripensato in ambiente elettronico. Alle competenze di carattere bibliografico e biblioteconomico tradizionali, si vanno ad aggiungere altre competenze specifiche che vanno dagli aspetti amministrativi (per esempio legati alla contrattazione di licenze con gli editori o aggregatori di risorse elettroniche), alle competenze richieste per la creazione e mantenimento di pagine web (per esempio, conoscenza dell'HTML), alle capacità di organizzazione, raccolta e gestione dell'accesso a tali risorse (controllo della stabilità, gestione di accessi con password, ecc.).
La selezione, dunque, continua ad essere una fase importante nella gestione delle raccolte, soprattutto se elettroniche ed è necessaria tanto più in ambiti cooperativi, laddove maggiormente è richiesta la formalizzazione dei criteri sui quali si basa la politica documentaria della singola biblioteca e il loro inserimento in un piano di sviluppo delle collezioni. Quest'ultimo, infatti, assolve ad un'essenziale funzione comunicativa e informativa nei confronti dei parteners in rapporti di cooperazione, e nei confronti degli editori. I consorzi per l'acquisizione delle risorse elettroniche necessitano di criteri di selezione, così come le singole istituzioni che vi partecipano, senza che tra essi vi debba essere sempre e comunque coincidenza. La selezione delle risorse deve essere uno degli aspetti dell'attività consortile, uno degli anelli di una catena che include anche, tra gli altri, le scelte sulle licenze d'uso, le considerazioni e valutazioni relative al software e all'hardware, la soluzione di questioni collegate all'autenticazione degli utenti, le decisioni relative al document delivery, le garanzie in termini di conservazione, ovvero sul tema aperto dell'archiviazione delle risorse. [Nisonger, 2000a].
La necessità di valutare, selezionare accuratamente e organizzare i documenti elettronici e digitali è stata rilevata e discussa anche in ambito italiano, con diversi contributi significativi [tra i quali si ricordano Ridi, 1998 ; 2000]. Tale riflessione deve ora essere inglobata in un discorso più ampio di gestione complessiva delle collezioni elettroniche [già peraltro avviato in Solimine, 1999a], che prenda avvio dalla valutazione per andare a coprire i numerosi aspetti che è necessario affrontare quando tali risorse entrano in biblioteca e devono poi essere trasformate in un servizio offerto al pubblico.
In altri ambiti, la riflessione teorica, ma anche la pratica, sui numerosi aspetti gestionali legati a questa tipologia documentaria sono emerse a tutto campo e si iniziano a vedere i risultati nella letteratura professionale, che offre ormai interessanti contributi dai quali partire per affrontare in maniera consapevole le problematiche che ne scaturiscono. Particolarmente interessante un recente studio francese [Caraco, 2000] nel quale vengono illustrate le diverse scelte adottate dalle biblioteche francesi rispetto alla selezione, all'organizzazione e alla trasformazione in servizio delle risorse Internet.
Come per il materiale di biblioteca tradizionale, cartaceo, il momento della valutazione ai fini della selezione della risorsa elettronica è solo uno degli aspetti della gestione complessiva - seppur di estrema importanza - e si collega saldamente ad altre fasi che aprono una serie di questioni spinose e non sempre di facile soluzione:
l'organizzazione del materiale: catalogazione e integrazione nell'Opac, oppure raccolte di link anche in modalità cooperativa, sono alcune delle scelte possibili; entrambe comportano, inoltre, riflessioni sul livello di catalogazione e sulla modalità di descrizione della risorsa, anche in base alle diverse caratteristiche dei formati che entrano in biblioteca (cd-rom, documenti Internet, ecc.) e che richiedono trattamenti differenziati.
il mantenimento dell'accesso alle risorse: aspetto di estrema importanza, in particolare per Internet, dal momento che la raccolta viene utilizzata dagli utenti se le risorse sono attive e affidabili, e quindi devono essere costantemente controllate. Si tratta di un'attività di non poco impegno, per la quale occorre mettere in conto un certo "costo" in termini di risorse umane e di tempo messo a disposizione. Il mantenimento della risorsa, infatti, implica da un lato, un controllo della sussistenza dell'url, e per questo aspetto possono venire in aiuto i software per il controllo automatico dei link; ma dall'altro lato, implica anche un controllo sul contenuto informativo che, come ben sappiamo, può variare nel tempo e non corrispondere più a quello che originariamente era stato valutato per l'inserimento nella raccolta della biblioteca. Questo secondo controllo non può che essere svolto andando a verificare direttamente il documento poiché anche i software più evoluti risultano solo in minima parte efficaci per la rilevazione delle variazioni di contenuto. A tal fine è invece utile predisporre una scheda di valutazione da compilare e conservare, i cui dati potranno poi essere confrontati con le successive rilevazioni, così come è di ausilio un abstract di descrizione della risorsa che permetta velocemente di verificarne le modifiche nel contenuto.
la conservazione delle risorse elettroniche è uno degli aspetti attualmente più problematici. La conservazione di fatto si traduce nelle scelte relative alle modalità di archiviazione. Nonostante i grandi organismi internazionali abbiano allo studio strumenti di controllo della stabilità della risorsa al fine di garantirne l'accesso continuo (per esempio, tramite la creazione di un URN - Uniform Resource Name, oppure con le interessanti prospettive aperte dal progetto DOI - Digital Object Identifier), al momento, e in assenza in Italia di normativa precisa sul deposito legale, le necessità di archiviazione - anche al fine di garantire l'accesso costante alla risorsa - devono essere affrontate a livello di singola biblioteca o sono affidate alle mani degli editori.
il problema del copyright si sovrappone e si intreccia con numerosi aspetti della gestione di tali risorse in biblioteca e in particolare con la loro conservazione. La soluzione di archiviare un sito web al fine di garantire nel tempo l'accesso alla risorsa (auspicabile nel momento in cui questa entra a far parte della collezione di una biblioteca), può porre non pochi problemi sia che venga adottata a livello di singola biblioteca sia che si tratti di progetti avviati da grosse organizzazioni [5], in una situazione ancora di forte ambiguità, dal punto di vista legislativo, rispetto al trattamento del digitale. La riproduzione di una risorsa web nella sua totalità su un server diverso da quello originario, può infatti essere interpretata come una ri-pubblicazione, se tale risorsa viene resa disponibile al pubblico (e d'altra parte perderebbe ogni senso se non lo fosse), e quindi potenzialmente incorrere in problemi di carattere legale.
allo stesso tempo, tuttavia, eventuali operazioni di archiviazione di questo genere non risolvono il problema di dover controllare con costanza le modifiche intercorse nel documento, e non eliminano la necessità di verificarne periodicamente l'aggiornamento e quindi di dover ri-archiviare le nuove versioni.
l'organizzazione del servizio al pubblico: la trasformazione di una raccolta elettronica in servizio al pubblico comporta una serie di decisioni sull'organizzazione anche fisica delle postazioni di consultazione e sulla loro integrazione rispetto alle altre collezioni, sulla regolamentazione della consultazione e dell'uso delle postazioni di lavoro, sulle norme relative alla stampa e al salvataggio dei dati per gli utenti, e, non ultime, sulle questioni collegate della formazione del personale e dell'istruzione al pubblico.
Nonostante i numerosi problemi ancora aperti, tuttavia, in ambiente anglosassone, la pratica di gestire le risorse elettroniche nell'ambito delle politiche documentarie della biblioteca, e la formalizzazione delle scelte relative nel piano di sviluppo delle collezioni e nei protocolli di selezione, è ormai prassi consolidata e, di conseguenza, anche la bibliografia ricca e articolata. Da questo ambito ci arrivano, infatti, gli strumenti più significativi per affrontare tale attività, in particolare in ambiente elettronico, come vedremo più avanti.
Articolo pubblicato in Bibliotime, 5(2002) n. 3